Talk:USS Thomas Stone
This article is rated C-class on Wikipedia's content assessment scale. It is of interest to the following WikiProjects: | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
It is requested that a photograph be included in this article to improve its quality.
The external tool WordPress Openverse may be able to locate suitable images on Flickr and other web sites. |
The Color of War
editI'm not sure who has copyright on the footage, but The Color Of War, Episode 1: Face To Face presented by The History Chanel has footage of troops boarding the USS Thomas Stone. --Falcorian (talk) 21:16, 6 November 2011 (UTC)
THOMAS STONE (ex President van Buren), 9255 tons (26 novembre 1942)
Piroscafo da passeggeri, acquistato dalla Marina statunitense il 14 gennaio 1942, e trasformato in trasporto truppe. Partecipava all’operazione “Torch”, lo sbarco degli Alleati nel Nord Africa Francese. Partì da Clyde, in Gran Bretagna, con il convoglio d’invasione KMF.A/1, destinato alla zona di sbarco di Algeri. Il convoglio, costituito da diciannove grandi navi da sbarco e da trasporto truppe, fu attaccato alle prime luci del mattino del 7 novembre 1942, a circa 33 miglia da Capo Palos (Spagna), da cinque aerosiluranti tedeschi He 111 della 6^ Squadriglia del 2° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento (6/KG.26), mentre un sesto velivolo non riuscì a rintracciare l’obiettivo, e rientrò alla base di Elmas con il siluro a bordo.
Il THOMAS STONE (capitano di vascello O.R. Bennehof), che imbarcava 1400 uomini del 2° Battaglione del 39° Reggimento della 9^ Divisione di fanteria statunitense, destinata a sbarcare a levante di Capo Matifou (Settore Charlie), alle ore 05.43, trovandosi sulla estrema colonna di sinistra del convoglio, fu colpita a poppa da un siluro, in lat. 37°32’N, long. 00°01’E, ed ebbe uccisi nove uomini. Malgrado i danni riportati all’estrema poppa e all’asportazione dell’albero del timone, a cui si aggiungevano le cattive condizioni del mare, il trasporto truppe, dopo essersi arrestato temporaneamente, proseguì nella sua rotta. scortato dalla corvetta britannica Spey (capitano di corvetta H.G. Boyd Smith).
Il THOMAS STONE fu inizialmente trascinato, alla velocità di quattro nodi, dai ventiquattro mezzi da sbarco in dotazione alla nave, sui quali avevano preso posto 800 soldati, con il maggiore Oakes. Quando poi per le condizioni del mare, sempre più cattive, minacciavano di affondare i mezzi da sbarco, questi mollarono il rimorchio e proseguirono per Algeri, scortati dalla Spey, che, per proteggere gli LCVP fu costretta ad abbandonò anch’essa il Thomas Stone. Raggiunto poi da altre tre due unità britanniche, salpate per l’opera di soccorso da Gibilterra – dapprima i cacciatorpediniere Wishart e Velox e poi il rimorchiatore St Day – che lo presero a rimorchio, alle 10.30 dell’11 novembre il THOMAS STONE arrivò ad Algeri, distante 145 miglia dal punto del siluramento.
Sottoposto in rada nei giorni seguenti ad altri attacchi aerei, e colpito da bombardieri in quota tedeschi del II Fliegerkorps nella notte del 25 novembre, il THOMAS STONE, con due compartimenti allagati fu abbandonato l’indomani 26, dopo che una mareggiata, aumentando i danni, lo aveva fatto incagliare in lat. 36°49’N, long. 03°07’E.
Il 12 dicembre 1943, quello che era ormai un relitto fu nuovamente attaccato, questa volta da mezzi d’assalto della Regia Marina, trasportati davanti al porto di Algeri dal sommergibile Ambra (tenente di vascello Mario Arillo).
Una carica esplosiva, piazzata dall’SLC (siluro a lenta corsa) del guardiamarina Giorgio Reggioli e del sottocapo palombaro Colombo Pamolli, fu fatta esplodere sotto lo scafo del TOMAS STONE (sigla PT 59), che ebbe la poppa asportata. Nelle medesima azione furono affondati dagli altri mezzi d’assalto dell’Ambra (SLC e nuotatori gamma) i piroscafi britannici "Ocean Vanquisher", "Berta", "Empire Centaur" e "Armattan". " Francesco Mattesini
Roma, 4 Maggio 2016
Francesco Mattesini, "Cronologia delle perdite subite nel Mediterraneo dalle Marine delle Nazioni Alleate durante la Seconda Guerra Mondiale
", Parte 2a "Navi Militari Statunitensi", Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, Settembre 2002, Roma, p. 157-158. — Preceding unsigned comment added by 93.45.214.127 (talk) 15:06, 5 May 2016 (UTC)